Idda
Dalla penna di Michela Marzano, Einaudi Editore.
Chi siamo noi quando pezzi interi della nostra vita scivolano via? Che cosa resta di noi?
Lei, Idda, è qualcuno o qualcosa presente nelle vite di ognuno di noi. Impossibile leggerlo e non ritrovarsi a riflettere sulla nostra storia, sui nostri rapporti, sulle situazioni che abbiamo vissuto e che abbiamo affrontato in un certo modo o non abbiamo affrontato affatto. Rimandando forse. O cercando di eliminarle, fingendo che non siano mai esistite.
È una storia, una persona, una situazione che ci pone degli interrogativi, che ci costringe a porre delle domande a noi stessi e ad evitare di nasconderci ancora, che ci obbliga a rispondere ed a mettere in luce ciò che abbiamo scelto, più o meno coscientemente, di mettere da parte per non occuparcene, per evitare, probabilmente, di soffrire o di metterci a nudo, di rivelarci troppo vulnerabili.
Idda è un romanzo intimo, rivelatore, scritto perfettamente, capace da tenerti incollata, in modo da far sì che non aspetti altro che continuare a leggerlo per entrare sempre più profondamente nella vita di due donne, Alessandra ed Annie, che non hanno una relazione stretta di parentela, ma le cui vite si incrociano e si approfondiscono in un momento estremamente delicato. Così, mentre Alessandra cerca di conoscere la vita passata di Annie, ottantenne madre del compagno la cui memoria comincia a svanire e nascondere, rimuovere parti e persone del suo passato, riusciamo a conoscere anche il passato di Alessandra stessa.
Due vite diverse, con momenti meravigliosi e momenti tragici, come spesso il tempo costruisce e svolge le esistenze, che si legano l’una all’altra ed in qualche modo si vengono in soccorso per sciogliere dei nodi pensati indissolubili o per lasciarli per sempre bloccati in modo da salvare ciò che rimane.
Ci sono cose che, sebbene l’amore che ci lega a una persona sia più profondo di un oceano, non possono essere né dette né spiegate. Nemmeno la persona che amiamo può ripagarci dei torti dell’esistenza. Lo sbaglio peggiore che si può commettere è attribuirle il potere di riparare la nostra vita. Ma ci sono anche cose che dovrebbero sempre essere dette, pure quando mancano le parole e si è certi di non essere capiti. Altrimenti pian piano ci si allontana, si spalanca la voragine dell’incomprensione, e persino l’amore più grande viene consumato dall’indifferenza.
Un libro bellissimo e utile per riflettere sulla memoria che riguarda certamente un pò tutti noi.
Ve lo consiglio davvero, non mi resta che augurarvi buona lettura da me, la vostra libraia :).
*L’autrice Michela Marzano è nata a Roma il 20 agosto 1970.
Dice di sè: “Sono nata a Roma il 20 agosto 1970, da mamma Paola e papà Ferruccio. Tre anni più tardi è arrivato Arturo, mio fratello, anche lui nato in agosto. Dopo un’infanzia e un’adolescenza molto « studiose » – che poi è un eufemismo per dire che ho cominciato subito a rovinarmi la vita con la mania di voler essere sempre e comunque la « più brava », e che mi ci sono poi voluti vent’anni di analisi per uscire dal copione della « prima della calasse » – ho vinto il concorso alla Scuola Normale Superiore di Pisa, mi sono laureata in filosofia e ho conseguito un dottorato di ricerca sempre in filosofia e sempre alla SNS. È nel 1998 che mi trasferisco a Parigi dove vivo tuttora. È in Francia che vinco un concorso come ricercatrice al CNRS, incontro Jacques e divento professoressa ordinaria di filosofia morale all’Université Paris Descartes (SHS – Sorbonne). È in francese che faccio la mia psicanalisi e che, per più di dieci anni, scrivo e penso. Prima di tornare alla mia madre lingua e ricominciare a scrivere anche in italiano. Prima iniziando una collaborazione con Repubblica, poi pubblicando « Sii bella e stai zitta » e « Volevo essere una farfalla ». Nel 2013, mi ritrovo anche in Parlamento dove cerco, come posso, di portare avanti le mie battaglie sui diritti e le libertà individuali”.