Mia
Dalla penna di Antonio Ferrara, copertina Chiara Carrer, Settenove edizioni.
E’ stato solo per amore che l’ho uccisa, e mentre il sangue le usciva dalla gola non mi sembrava neanche lei. Sembrava un’altra, una lontana che non potevo avere, che non avrei avuto mai. E con quegli occhi spalancati mi guardava fisso e non diceva una parola.
Ecco le prime parole di questo libro forte, scritto benissimo, scorrevole e comprensibile, ma che ti trafigge completamente dentro, più e più volte.
L’ho letto perché volevo conoscere il modo in cui la storia, di cui l’incipit dice già tantissimo, arriva ad ogni lettrice, ad ogni lettore, l’ho letto perché ogni libro della casa editrice Settenove è meraviglioso e importante insieme, niente è pubblicato se da 1 a 100 non vale 100 e questa è la meraviglia di questa casa editrice per la prevenzione della violenza di genere.
E così l’ho iniziato un pomeriggio di domenica, anzi una sera domenicale. Il lunedì sera era finito. Il modo in cui è scritto ti travolge e ti coinvolge appieno. Come ho già detto la storia che viene raccontata ti fa male. Si tratta di un femminicidio. Si tratta di un ragazzo di 15 anni, Cesare, che uccide, Stella, la sua ragazza e dalla cella racconta la storia che hanno vissuto insieme, racconta il suo senso di possesso assoluto, di dominio verso la fidanzata.
Fa male perché mentre lo leggi sai perfettamente che non è una storia inventata di sana pianta, sai perfettamente che quella Stella, desiderata come un possesso, è esattamente come tante ragazzine, tante ragazze, tante donne vere e reali che così frequentemente vengono uccise da chi dice di amarle.
Io da lettrice mi sono sentita piena di rabbia ed al tempo stesso impotente durante tutto il racconto, durante la lettura di quelle 120 pagine.
Della storia ti colpiscono molte cose, il racconto di lui, dell’assassino, il suo esprimersi veloce giustificando le sue azioni, rigettando le colpe su Stella. Ti colpiscono tante grandi cose, la violenza psicologica nascosta da un sentimento solo enunciato, ma irreale proprio perché l’amore non prevede possesso, la violenza fisica ripetuta, con i primi episodi che possono sembrare poca cosa, ma dovrebbero mettere in allerta. I segnali che l’autore ci lancia attraverso le parole del protagonista sono tanti e sono inviati proprio per stimolare i lettori e le lettrici ad afferrarli, a capirli, ad individuarli, nella storia che leggono, ma anche nella propria realtà.
C’è un pezzo di un’intervista a Ferrara in cui gli viene chiesto perché aveva deciso di rivelare fin dall’inizio la fine del libro, annullando la suspense che avrebbe potuto crearsi e crescere nello sviluppo. E lui ha risposto così: “Per fare in modo che il lettore “drizzasse le antenne” da subito e interpretasse i diversi maltrattamenti come spie, segnali di come la storia sarebbe andata a finire.” (Intervista di Eleonora Boni – qualcunoconcuicorrere.org)
Com’è nato Mia?
Mia nasce da un percorso di educazione sentimentale e di prevenzione del disagio attraverso «laboratori di scrittura per emozioni» che hanno coinvolto scuole italiane e straniere. L’autore ha chiesto a ragazze e ragazzi di pensarsi vittima di una qualsiasi forma di prevaricazione, e di descrivere lo stato d’animo di quella condizione a partire da quanto immaginato, osservato o realmente vissuto. Dai racconti emersi, filtrati dall’autore, sono nati i personaggi, la trama e il linguaggio della storia.
Trovo importante, oltre che ben scritto, questo libro. Credo sarebbe importante lo leggessero anche gli e le adolescenti, per aiutarle a ragionare su ogni apparentemente piccolo segnale che può loro capitare nelle storie che vivono.
Non mi resta che augurarvi buona lettura da me, la vostra libraia :).
*L’autore Antonio Ferrara è nato a Peschici del 1957. È scrittore, illustratore e formatore. Ha lavorato per sette anni in una comunità alloggio per minori. Ha pubblicato con diverse case editrici. Nel 2012 ha ricevuto il premio Andersen per il romanzo «Ero cattivo», edizioni San Paolo. Nel 2015 è stato di nuovo premiato con l’Andersen per le illustrazioni di «Io sono così», con il testo di Fulvia Degl’Innocenti, edizioni Settenove. Da sempre conduce laboratori di scrittura con adolescenti.
Da illustratore di racconti per bambini, ne diventa anche l’autore, scrivendo “per risarcirli”, per dare voce a chi non ha voce, per rendere protagonisti i diseredati e i fragili. Si adopera perché i suoi libri contengano Speranza, Esperienza, Ricordo.
In un’intervista in occasione della premiazione Andersen 2012, ha dichiarato:
I ragazzi si buttano nel fuoco quando capiscono di avere davanti un adulto autentico, in grado di far sospettare loro che la scrittura sia un potente mezzo di espressione dei propri vissuti, un prezioso strumento per nominare e condividere le proprie emozioni; un prolungamento del sentimento.
*L’illustratrice Chiara Carrer è nata a Venezia. Illustra e crea nel campo dell’editoria da più i vent’anni. Dal 1990, ha pubblicato più di cento libri in tutta Europa e ha ottenuto i più importanti riconoscimenti, tra gli altri: il premio Apel Les Mestres, il Premio Andersen, l’Osterreichischen Kinder und Jugendbuch-lllustrationspreis, la menzione Premio Bologna ragazzi Prima Infanzia alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, il Premio Golden apple di Bratislava.