Trappola per volpi
Il primo caso del detective contadino Pietro Bensi
e del suo fagiano, il dottor Vitaliano Draghi
Dalla penna di Fabrizio Silei, Giunti Editore.
Mi piacciono le trappole, hanno il pregio di far risparmiare un sacco di tempo, ma il difetto di catturare alle volte l’animale sbagliato.
Non mi piacciono invece i lacci o le tagliole, perché chi ci finisce non ha scampo, innocente o colpevole, ci lascia le penne o una zampa… quando si tratta di uomini è molto facile che una trappola si trasformi in una tagliola o in un laccio. Bisogna fare attenzione…
Amo i libri, amo i libri interessanti che riescono a coinvolgermi, adoro quelli che mi intrigano al punto da lasciarmi la mente con i puntini sospesi tutto il tempo che mi separa dal poterli continuare a leggere. Amo i libri che mi sorprendono, che mi fanno scoprire cose nuove o nuovi punti di vista. Questo giallo, nato dall’abile penna di Fabrizio Silei, è senza dubbio uno di quei libri.
“Occhi chiari, baffetti neri, borsalino e soprabito leggero come un poliziotto del cinema… “ma questo, santo cielo, può avere massimo 26 anni. Un ragazzino appena uscito dall’università! Altro che dottore” pensa il tranviere Ettore Becchi scrutando il volto quasi infantile del vice commissario Vitaliano Draghi, appena giunto sull’argine dell’Arno a verificare la situazione.
È l’alba del 3 luglio 1936 e, in una Firenze ancora avvolta nella nebbia, vicino a un lurido vespasiano, l’uomo ha scoperto qualcosa di inquietante: una donna distesa nell’erba, l’elegante vestito sollevato sulle gambe bianche, la nuca e la schiena coperte di sangue. Vitaliano sente un’ondata d’ansia salirgli nel petto: i suoi superiori sono assenti, è il suo primo vero caso, e ancora non sa quanto importante e delicato.
La vittima, infatti, è la giovane, seducente moglie del senator Bistacchi, ai vertici della polizia politica e vicinissimo al Duce. Vitaliano, che un giorno sì e un giorno no si pente di aver mollato la letteratura per la criminologia, capisce di essere un perfetto capro espiatorio e di aver bisogno di rinforzi. Ma non basta un aiuto qualsiasi, serve una mente prodigiosa, acuta e intuitiva: quella di Pietro Bensi, il mezzadro di suo padre nella fattoria del Chianti in cui è cresciuto. È stato proprio lui, che ha letto tutti i libri della biblioteca del conte e si diletta a costruire complicati marchingegni, a far nascere in Vitaliano la passione per gli enigmi e, soprattutto, per le trappole più insidiose e rivelatrici… Perché se vuoi catturare una volpe, devi pensare come una volpe, gli ripete sempre Pietro.
Ma ci vuole coraggio per portare un contadino (neanche tanto segretamente) antifascista per le strade e i palazzi di una Firenze dove anche i muri hanno orecchie. E Vitaliano sa che che sotto lo sguardo acuminato di Pietro tutte le maschere sono destinate a cadere.” Questa la presentazione che ne fa la casa editrice.
Pensare a questo libro come esclusivamente un giallo non mi pare corretto, non mi pare esatto. E’ un libro che ti fa calare con tutta te stessa all’interno della storia, inizi a leggerlo ed è come se il sipario si aprisse ed il palcoscenico su cui viene costruita la storia coinvolgesse anche la tua comoda poltrona di lettrice.
Il libro viene chiamato giallo perché ruota intorno ad un omicidio, l’uccisione di una giovane e bellissima donna, di cui un giovanissimo vice commissario è incaricato di scoprire l’assassino. Ma insieme a questo c’è una precisa, interessante, avvincente ricostruzione storica dell’epoca in cui è inserito. Siamo fra la prima e la seconda guerra mondiale, in pieno regime fascista, le situazioni, le vite, le città sono intrise degli avvenimenti politici di quegli anni.
Silei ci presenta una coppia di investigatori interessanti, che collaborano e crescono insieme nello svolgersi della storia, Vitaliano Draghi, un giovane vice commissario ansioso e intelligente e Pietro Bensi, un contadino di un’immensa cultura, divoratore dei libri che prende in prestito dal conte nei cui terreni lavora. Pietro, geniale, acuto e antifascista ha una storia importante, nella Grande guerra è stato catapultato senza neanche rendersene conto ed è rimasto ferito al braccio sinistro, e quella storia ci viene narrata dallo stesso Pietro.
Non amo raccontare troppo di un libro quando ne parlo a chi deve ancora leggerlo, mi parrebbe di privarlo della suspence che ho avuto io, vi basti sapere però che vi affezionerete davvero a Vitaliano e Pietro, alla loro umanità, alla loro intelligenza, anche alle loro battute divertenti, alcune in dialetto toscano, ma non solo a loro, tanti sono i personaggi tratteggiati in modo così perfetto da renderli vivi, il commendatore, il senatore, le donne, le madri. Silei, senza arzigogoli o trucchetti permette di stare lì con loro mentre si scorrono le pagine del libro… perfettamente calati nel periodo storico!
Non mi resta che aspettare con ansia la prossima avventura di Vitaliano e Pietro e, nel frattempo, augurarvi buona lettura da me, la vostra libraia :).
*L’autore Fabrizio Silei è nato a Firenze e vive a Pescia.
Autore di albi, saggi, romanzi e racconti rivolti a bambini e ragazzi, si dichiara “ricercatore di storie e vicende umane”, non riuscendo a dimenticare gli anni passati a lavorare, come sociologo, su identità e memoria. Esperienze che si riversano nei suoi libri. Libri di grande successo, in Italia e all’estero. Premio Andersen per il miglior libro 9-12 anni con Il bambino di vetro (2012). Premio Andersen nel 2014 come “Scrittore dell’anno. Per essere la voce più alta e interessante della narrativa italiana per l’infanzia di questi ultimi anni. Per una produzione ampia e capace di muoversi con disinvoltura e ricchezza fra registri narrativi diversi: dall’umorismo alla misura breve del racconto per i più piccoli, dall’albo illustrato al romanzo per adolescenti, dal progetto creativo ad un forte impegno civile. Per una costante e limpida qualità della scrittura.” Fra i suoi libri “Se il diavolo porta il cappello” (Salani); “La doppia vita del signor Rosemberg” (Salani); “L’autobus di Rosa” (Orecchio Acerbo) con le illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello, “Orcobello” (Il Castoro), “L’università di Tuttomio” (Il Castoro), “Vietato l’ingresso, (Rrose Sélavy) .
Ha fondato nel 2014 l’Ornitorinco Atelier, dove tiene corsi e laboratori per bambini e adulti.